Nota anche come pledging o earmarking, l’attività vincolata è il processo tramite il quale le banche garantiscono o collateralizzano un credito. Per quanto concerne la contabilità, l’attività vincolata si riferisce a fondi riservati ad una specifica passività. Le banche devono specificare le attività di cui i creditori possono entrare in possesso qualora la banca non riesca a  rispettare gli impegni assunti. Se un debitore fallisce, il prestatore può liquidare gli attivi o la garanzia per recuperare la liquidità.

Dove troviamo le attività vincolate? Nelle transazioni  garantite. Alcuni esempi sono i finanziamenti sui mercati, gli indennizzi assicurativi, i  contratti di riacquisto, la cartolarizzazione, le obbligazioni garantite o i contratti derivati.

Dalla recessione del  2008, le attività vincolate sono diventate comprensibilmente più  stringenti, con regole e requisiti più rigidi relativi alla collateralizzazione. Il monitoraggio dei  livelli di vincolo è diventato parte integrante del processo decisionale delle banche che adesso lo introducono spesso nelle loro iniziative per la gestione dei rischi.

Le recenti normative emanate dalla European Banking Authority (EBA) (Autorità Bancaria Europea) prevedono che le banche forniscano informazioni molto più precise sui loro livelli di vincolo e  sulla loro composizione, in modo da fornire più trasparenza a livello istituzionale e normativo. Le banche si trovano ad affrontare una grande sfida: garantire strategie di gestione dei rischi all’altezza del compito e meccanismi di reporting in grado di  soddisfare i requisiti e rispettare le scadenze. 

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